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(Poggio La Croce. Sullo sfondo a sinistra Radda in Chianti)

 

Per molti luoghi, che la ricerca ha dimostrato essere sede di antichi insediamenti, si tramandano racconti leggendari che narrano della presenza di tesori, di eventi misteriosi, delle origini dell’abitato moderno.

 

Queste tradizioni sono quasi sempre giustificate dal rinvenimento di oggetti o dall’osservazione di edifici che si percepiscono come molto antichi, ma che non si riesce ad associare all’originario contesto. Ed è forse proprio per la presenza di ruderi in superficie e per il ritrovamento, durante le arature, di vasi in terracotta, che su Poggio la Croce si sono sviluppati, a Radda in Chianti, molti racconti.

 

Ci si sente  gli ohi,ohi “ testimoniava Antonio Cicali, un vecchio mezzadro che coltivava la sommità collinare. E ancora, una tradizione, ampiamente condivisa dalla popolazione, vuole che l’attuale Capoluogo sia statocostruito dopo l’abbandono, causato da un violento terremoto, del Monte alla Croce, come localmente viene denominata la collina.

 

Non si può dire con certezza se sia stata la presunta antichità, l’identificazione del luogo con le proprie origini o semplicemente le caratteristiche naturali di sommità ad aver determinato la collocazione sulla cima del Poggio della croce, dalla quale la collina trae il proprio nome e che sancisce definitivamente il ruolo sacro e sociale di questo luogo per la comunità. A Poggio la Croce si celebra tutt’oggi ogni anno, la prima domenica di agosto, la S. Messa in un clima di festa e di convivialità.

 

La ricerca archeologica, avviata dal 1989, ha identificato sulla collina un insediamento di periodo ellenistico (IV-III sec. a.C.), riconducibile al sistema degli insediamenti fortificati realizzato della città etrusca di Fiesole.

 

Del villaggio, che occupa tutta la superficie della sommità, circa mezzo ettaro, è possibile apprezzare ancora oggi la complessità dell’articolazione: questo, anche per la mancanza di rioccupazioni di epoche successive, che inevitabilmente alterano, spesso in maniera significativa, i depositi archeologici più antichi.La cinta muraria è costituita da un muro di fortificazione interno, realizzato con pietre di grandi dimensioni, e da un’opera esterna con funzioni di terrazzamento. Sul lato est, la fortificazione si interrompe in corrispondenza della porta di accesso al villaggio.

 

Prendiamo ad esempio questa costruzione per accennare al carattere specifico e, possiamo dire,tecnologicamente avanzato, delle soluzioni architettoniche utilizzate per l’edificazione dell’insediamento. L’area di accesso al villaggio si distingue infatti per la complessità del suo impianto: l’ingresso, non perpendicolare alle mura ma ad esse parallelo, ha richiesto la realizzazione di canalizzazionidrenanti ancora ben riconoscibili, e la messa in opera di muri in grado di proteggere, da possibili dilavamenti e cedimenti, la fortificazione, soggetta, in questo punto, perchè discontinuo, ad una possibile maggiore fragilità.

 

All’interno della cinta muraria, sono state individuate aree e edifici con funzioni differenti. Allo stato attuale delle ricerche, la parte centrale della sommità, risulta priva di strutture; mentre è nell’anello a ridosso del muro di cinta che si collocano sia le abitazioni sia gli spazi legati alle attività domestiche e produttive. In particolare sono state ad oggi individuate, due abitazioni, di cui si conservano le fondazioni, e due aree produttive che la lettura della stratigrafia, gli oggetti recuperati, ed alcuni elementi strutturali, ancora visibili sul sito, hanno permesso di collegare alla presenza rispettivamente di una forgia e di un torchio vinario.

 

Poggio la Croce ha restituito testimonianze relative anche ad una fase più antica. All’Età del Bronzo Finale (XI – X sec.a.C.) risale infatti l’imponente edificio, individuati sul lato occidentale della collina e ancora ben visibile, costruito con pietre murate a secco, lungo oltre 30 m e largo 14. La struttura riporta al Paesaggio dei Pastori Transumanti, quando, 3000 anni fa, il Chianti era meta di gruppi umani che, percorrendo le linee di transumanza definite dal corso del fiume Ombrone, avevano scelto questo territorio per realizzarvi villaggi legati allo sfruttamento dei pascoli in periodo estivo.

 

L’area di archeologia sperimentale, sulla collina nei pressi dell’area archeologica, permette di farsi un’idea abbastanza precisa dell’aspetto che doveva avere il villaggio di Poggio La Croce. L’area, dove ogni estategruppi di bambini fanno “rivivere” gli antichi pastori, è il risultato di un progetto educativo, il Centro Infanzia Adolescenza e Famiglia del Chianti, che, coinvolgendo la comunità, nei processi di conoscenza e tutela del patrimonio culturale, promuove l’uso delle aree archeologiche come spazi di socialità ed incontro. Poggio La Croce, anche in virtù della funzione sociale che ha sempre avuto, è stata la prima area archeologica ad essere protagonista del progetto.

da "L'ecomuseo del Chianti. Itinerari archeologici:vademecum. (2009) 




















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