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"Il patrimonio culturale di cui parlerò in questo libro è innanzitutto un patrimonio della comunità, in quanto creazione di un gruppo umano eterogeneo e complesso che vive su un territorio e condivide una storia, un presente, un futuro, modi di vita, difficoltà e speranze"

 

Varine H. Le radici del futuro, 2003  
 poggioweb

Poggio La Croce, "Monte alla Croce" per gli abitanti di Radda in Chianti, è un luogo molto "sentito" dalla comunità locale, che ha sempre saputo che sulla sommità della collina, che sovrasta a ovest il paese, un tempo c'era un antico abitato. Si diceva che l'antica "Rada" fosse lassù, distrutta da un terremoto: lì era il paese precedente a quello attuale.

La collina di Poggio La Croce da sempre è stata utilizzata per attività agricole: anche i contadini che lavoravano, qui, i campi hanno sempre avuto chiarissima percezione della presenza di antichi abitanti. Nello Cicali, che coltivava proprio la sommità del poggio,  diceva «Ci si sente gli ohi,ohi». Era chiaro che qualcuno avesse abitato lì: grandi quantità di pietre squadrate, muri, oggetti di terracotta chiaramente riconoscibili come coperchi, ciotoline, "pentoline" affioravano al passaggio dell'aratro.

La ricerca archeologica ha confermato memoria e saperi della comunità locale. La grande croce in ferro, che si vede anche dal paese ed ha sostituito quella in legno messa in opera ai primi del novecento nello stesso punto, sembra quasi indicare la sede dell'antico insediamento.

Il progetto di indagine archeologica è iniziato nel 1989. quando il Comune di Radda accoglie e sostiene la richiesta, avallata dalla Soprintendenza Archeologica, di un gruppo di giovani archeologi di avviare una campagna di ricerca sull'area; con la disponibilità dei proprietari, il Comune ottiene la concessione di scavo; la direzione scientifica è dell'Archè 86, poi Cooperativa Archeoprogetti.

Il sito archeologico, già segnalato da Alvaro Tracchi, viene scelto per la presenza di testimonianze etrusche risalenti al IV-III secolo a.C., con l'intento di indagare le caratteristiche di questa fase di popolamento nel territorio chiantigiano.

Poggio La Croce ha rivelato uno straordinario potenziale d'informazione scientifica, superiore a quanto inizialmente ipotizzato: non solo per la ricchezza di elementi con cui sta permettendo di raccontare la vita quotidiana, le attività produttive, l'assetto territoriale del Chianti Etrusco di 2300 anni; ma anche per il ritrovamento di importanti ed "impreviste" testimonianze relative a paesaggi più antichi.

Il progetto di ricerca, in continuità da oltre 20 anni, non è ancora esaurito.